Big Red non assurge al livello di opera creativa in quanto non dissimile da altri pupazzi comunemente conosciuti e pertanto non è degno di protezione ai sensi della legge sul diritto d’autore.
Da Barbapapà a Elmo dei Muppets, come lui sono tanti i pupazzi dalle sembianze di goffi umanoidi, costituiti da una massa amorfa di colore rosso, con grande testa e occhi e bocca larga. Big Red appare dunque un’espressione scontata e banale, per la semplicità delle linee e delle soluzioni grafiche, di idee formali realizzate: le diversità riscontrabili con le precedenti realizzazioni citate non sono tali da raggiungere la soglia di creatività minima richiesta per la tutela.
Pur appurato il non raggiungimento della soglia minima di creatività da parte dell’ideatore di Big Red, circostanza già di per sè dirimente del contenzioso, i giudicanti si sono spinti oltre, valutando anche la comparazione tra i due pupazzi qualora la creatività fosse stata ritenuta sussistere: anche in tal caso non vi sarebbe stata contraffazione per le differenze tra i due pupazzi sia sotto il profilo della loro personalità (uno tifoso di pallacanestro e un altro giornalista) sia per le differenze estetiche (dagli occhi all’assenza di scarpe da tennis, dal naso al taglio della bocca alla lunghezza delle gambe).
Si conclude così dopo quindici anni, con la sentenza della Corte di Cassazione (sent. 503/2017), la vicenda giudiziaria che ha visto contrapposti, per il tramite delle società titolari dei relativi diritti, il Gabibbo (pupazzo-inviato di “Striscia la Notizia”) a Big Red (mascotte sportiva della Western Kentucky University).
La Cassazione ha sostanzialmente confermato le valutazioni della Corte d’Appello, rigettando definitivamente la richiesta delle società americane ed assicurando così una lunga vita al Gabibbo.